giovedì 30 maggio 2013

Scusi Lei? ...scenografo ...ah...e di lavoro? ...

Ebbene dopo anni di studio, di formazione, di pratica e soprattutto dopo tanti tanti tanti, ma proprio tanti stage, tu ci provi a inserirti nel mondo del lavoro...no aspetta, tu provi non solo a inserirti nel mondo del lavoro, ma in quello dell'arte. Inizia a ridere. No seriamente, ridi...che è meglio.

Lezione numero 1: 
La scuola prestigiosa, i programmi imparati di notte da solo, le accademie coi master, i corsi e i workshop ...non varranno mai una giiiiuuuusta conoscenza. (o una botta di culo, s'intende).
Tu però ci provi comunque in fondo i tuoi ti hanno sponsorizzato per anni...inizi a informarti, conosci, chiami...e alla fine se all'Universo gira bene tu otterrai un colloquio.

Lezione numero 2:
C'è però da fare un po' di chiarezza, perchè non è proprio chiaro a chi tu debba rivolgerti: 
un regista? certo che te la meni eh?! non hai ancora fatto niente e già pretendi di firmare?  -lui non ti richiamerà-
un laboratorio? bhe per la maggior parte del tempo in accademia ti hanno fatto progettare quindi inizi da zero, insomma tu non è che sai realizzare, tu più che altro hai immaginato cose in scena con tutto un discorso concettuale dietro...  -a loro non servi-
un direttore artistico? senza un team affermato tra cui un regista, costumista e possibilmente un light designer, tu, non sei nessuno.   -lui non ti considererà-
uno scenografo? ecco qui se ti va bene puoi imparare un lavoro, lo psicologo per lo più...ma di certo non mancherà occasione in cui ti verranno i crampi per le troppe ore col mouse in mano, a eseguire come un automa i suoi comandi. 
Devi però sapere che come assistente tu lo assisti, non sei un assistito, pertanto allo scenografo-artista tu, assistente-scenografo-schiavo, servi come braccio, o meglio, come ponte tra la sua idea e la tecnologia, perchè tu "nasci imparato" di tutti i programmi di progettazione.  -lui ti sfrutterà-

Chiarito che, comunque, sei certo di voler procedere in questo mondo, inizia per te lo stato di ansia pre-colloquio in cui dovrai selezionare i lavori da mostrare. 
Gli ultimi? tutti? solo i migliori? solo quelli andati in scena? anche quelli solo abbozzati? (si sa mai che veda del genio in uno scarabocchio?!) ... cosa sarà meglio? un passo falso e perderai l'attenzione dell'uditore -se mai l'avrai ottenuta-
Puoi star certo che nella stragrande maggioranza dei casi non importa, fingeranno di ascoltarti solo per falsa gentilezza. 
E non ti richiameranno.
La frustrazione del colloquio...è il male di un'intera generazione... book, portfolio, cv, video, trailer, chiacchiere, chiacchiere e ancora chiacchiere davanti a litri di caffè 
(con ulcere come degna conclusione).


Lezione 3:
Fatti trovare pronto, sei tu che devi insegnargli qualcosa, loro al massimo ti concedono l'opportunità di imparare l'unica cosa che non puoi già sapere: l'esperienza.

Ricordati che cinquant'anni fa dovevi saper usare la squadra e il compasso, oggi la tecnologia, mondo sconosciuto ai più, (perchè in certe Accademie non insegnano i programmi alla base della progettazione moderna) è una delle chiavi di volta del tuo futuro professionale.
Programmi come Illustrator, InDesign, 3D Studio Max, AutoCad, Rhinoceront, Photoshop...devono esserci nel tuo CV, aggiungici delle presentazioni accattivanti, abbinaci almeno un paio di lingue...con un inglese come un madrelingua e magari lo spagnolo, che tanto noi italiani lo capiamo facilmente...certo...poi ci vuole una manualità spiccata, e se poi impari a volare è fatta...

ah già dimenticavo...ricordati di mettici il cuore in quello che fai.







lunedì 28 gennaio 2013

La farsa storica su Adolf Hitler secondo Brecht



Mercoledì sera, cosa fare se non andare a teatro?! 
Il Ponchielli offre la stagione di prosa, e vicino al giorno della memoria in cartellone troviamo
 "La resistibile ascesa di Arturo Ui" di Bertolt Brecht.
Buffa, per quanto possibile, al sapore di cabaret shakerato musical, tratta la cronaca della Berlino degli anni '30.  Ma Berlino è Chicago, il trust dei cavolfiori il pretesto, tutto viene spiegato con sopratitoli che determinano i luoghi e le scene.
Non mi spingo a commentare i protagonisti, ma certo Umberto Orsini, allievo Ronconi, è il sommo protagonista, sarà la voce, sarà che è eccezionale, sarà che è stato supportato da un gruppo di giovani capaci,  sarà che con caustica eleganza e intermezzi musicali si espone la tragedia della storia...
grazie M° Brecht che se anche esiliato in Finlandia ci mostri con estrema precisione l'ascesa al potere.

La scenografia pone in proscenio una serie di cavolfiori riproposti anche sul fondo del palco, illuminati di taglio, in ordine marziale, quasi ad indicare le lapidi nei cimiteri. 
Pochi elementi, vince il bianco, tinto man mano dalle gelatine, l'aspetto più interessante però sono i due carri mobili composti da un modulo (cassette della frutta-verdura) che diventano sky line di Chicago. 
Nessuna pretesa, pulizia ed essenzialità che gli interpreti fanno vivere nella messa in scena.
Ho adorato il momento, in contro luce, dove il dittatore impara a porsi al pubblico, immerso in una luce violetta, dietro le cassette della frutta mi ha ricordato gli spettacoli di musical americani. 
I costumi sfoggiano lo stile anni '30, frack per lo più, con dettaglio di una scarpa rossa per il claudicante, il bianco e nero vince sempre (NB), interessante interazione del popolo lavoratore che entra in scena dalla platea con lunghi grembiuli da lavoro; mi pare una sola donna in scena (vestita come tale se escludiamo la fisarmonicista) in un elegante abito lungo verde salvia...
Nota tecnica: l'attrezzeria è di Rancati e le ottime le parrucche di Audello.





giovedì 10 gennaio 2013

Intanto al Regio di Parma...

Sabato 12 Gennaio ci sarà la prima di "Un ballo in maschera", per dettagli:

Gioiello di scenografia e studio della prospettiva, che nasce dalla mano di Pier Luigi Samaritani.
Lo spettacolo viene riproposto sul palco del Regio dopo una prima(?) "riesumazione" l'anno scorso; ed io pregusto già il tuffo nel passato accademico quando la restituzione scenica era l'incubo di ogni studente.
Piccolo consiglio che do a me stessa: mi raccomando, studia e ripassa la scenografia di tradizione, quella disegnata, quella fatta di studio e tecnica, che non sempre si hanno i mezzi per ricreare ambienti, a volte devi disegnarli e se non vanno al punto di fuga fai la figura dell'incompetente.
Se volete vederne un esempio eccezionale (di studio della prospettiva) la scalinata su cui si apre il sipario risponderà al vostro desiderio, invece per gli amanti dei fondali dipinti è Rinaldo Rinaldi che offre la sua bravura per il 2°atto "l'orrido campo", non a caso è tra i migliori scenografi realizzatori al Mondo (notato la sottile sviolinata?! ma così è).
Ultimo atto, ultimo colpaccio: tra tulle dipinto e serie di quinte in prospettiva si conclude il dramma di Verdi, valorizzato dalle luci caravaggesche.  Il disegno delle luci fende la scena attraversando finestre o fantastiche grotte, riuscendo a scolpire ed enfatizzare i tessuti e l'eccezionale cast, che, pur non essendo io un'esperta, lo conosco e mi permetto di dirlo.

 
Le foto sono state scattate durante la prova generale dell'Ottobre 2012

mercoledì 9 gennaio 2013

moi

  • Arabo:      "Zangiabīl"
  • Bulgaro:    "Dzhindzhifil"
  • Catalano:   "Gengibre"
  • Danese:     "Ingefær"
  • Finlandese: "Inkivääri"
  • Francese:   "Gingembre"
  • Inglese:    "Ginger"
  • Olandese:   "Gember"
  • Polacco:    "Imbir Lekarski"
  • Portoghese: "Gengibre"
  • Romeno:     "Ghimbir"
  • Russo:      "Имбирь"
  • Sloveno:    "Ingver"
  • Spagnolo:   "Jengibre"
  • Svedese:    "Ingefära"
  • Tedesco:    "Ingwer"
  • Ungherese:  "Gyömbér"
  • Lituano:    "Imbieras"
  • Lettone:    "Ingvers"
  • Italiano:   "Zenzero"
Uno stimolante naturale, con quel sapore particolare.

mercoledì 28 luglio 2010

Travertino, marmo o zuppa inglese?


Dunque...dopo tutti gli sproloqui che si possono fare davanti ad un progetto in CAD c'è una cosa che non va sottovalutata: scenografare ciò che si è progettato.
Nel caso specifico, rendere l'effetto del travertino...

regole:
1 fantasia

2 trovare un mezzo per raggiungere il colorificio più fornito
3 capacità pittoriche sviluppate
4 mostrare tutto al Maestro

5 accettare di fare un milione di prove che non verranno mai prese in considerazione
 se nulla ti soddisfa... Niente paura, esistono laboratori appositi che risolvono qualunque problema...più o meno...si può scegliere il materiale, il colore, la granatura della texture ecc.
Ora, valutare la resa di un'intara scenografia partendo da un campione 50x50cm non è proprio la cosa più facile al mondo; una cosa è vedere un campione ad una distanza ravvicinata, un'altra invece è osservare un impianto scenico a 10 o addirittura 20-30m di distanza...indovinate un po'? cambia tutto!!!
e il rischio è che dopo aver ordinato, controllato, pagato e montato tutto...il risultato sia...l'effetto del variegato all'amarena!
Morale della storia? l'esperienza aiuta, ma con un pò di fortuna e un pizzico di buon senso si può intuire che spesso le cose più pacchiane da vicino rendono molto di più alla distanza dello spettatore (ovviamente è un discorso che vale solo per il teatro, per il cinema è tutta un'altra cosa)
Comunque come sempre l'ultima parola spetta al pubblico, che spesso neppure nota il colore della scena, che in effetti, mi insegnano, dovrebbe "solo" mettere in risalto l'attore/ballerino/cantante.

martedì 20 luglio 2010

io, tu , lui/lei, NOI, voi loro...

In teatro, e non solo, si parla costantemente...è una gran chiacchierata...
e chi non c'è abituato si ritrova a fare i conti con il sapore di un disegno, la vibrazione di un tessuto, l'emozione di un'aria, il gusto di una luce...
sembra più un gioco di pubbliche relazioni e poetica che un lavoro artigianale.
il più grande errore in cui si può incappare è la definizione di "artista";
la semplice verità è che chi si investe di tale titolo, poi, pretende di avere libertà totale, combattere la forza di gravità, vincere contro il tempo, avere il monopolio delle vite altrui...
non sono tutti mostri, o per lo meno non lo sono sempre...
purtroppo nessuno si salva, esistono delle gerarchie ben definite nel mondo teatrale, la monarchia inglese impallidirebbe...
quando ti trovi nel vortice non puoi fare molto, cerchi di restare a galla, capisci chi è che comanda e fai buon viso a qualunque gioco, a qualunque costo...il buon vecchio luigi pirandello lo sapeva bene...senza voler essere retorici citiamo -il teatro nel teatro- una metafora per la vita...e lavorare nel mondo del teatro lo è ancor di più...non sai mai chi è che guarda lo spettacolo e chi recita...
ma non voglio perdermi filosofeggiando...
se c'è qualcosa che ho capito è che i geni non esistono, tutti sbagliano, tutti hanno limiti, ma ognuno ha un ruolo, c'è chi se lo ritaglia su misura e poi, forse, non gli resta altro...
e scendere da quel palco e accettare l'idea che quella luce fastidiosa non sia più puntata su di te è la cosa che più spaventa...e così rimangono là...le "prime donne", che tanto vanno ammirate, perchè hanno sacrificato tutto per quel mondo che andiamo a vedere, a godere, di tanto in tanto...fatto di poltroncine, stucchi e velluti porpora...loro hanno fatto di un lavoro un'arte, hanno creato magie...ma a quale prezzo?!...

martedì 6 luglio 2010

L'attrezzeria che follia


Incredibile quello che puoi trovare nelle poche attrezzerie rimaste in Italia; se la giocano da più di cinquant'anni Rubechini e Rancati PAZZESCO!

Immagina di entrare in una vecchia fabbrica, immagina che una anziana signora ti accompagni svelandoti i segreti di quel luogo...
La polvere copre ogni cosa, la protegge, la nasconde, la rende parte di un mondo che abbiamo solo sognato, lontano.
Si può trovare quasi di tutto, ma i budget non sono più quelli di una volta; si fanno i conti tra gli scaffali, si gira più con la calcolatrice che con l'occhio dell'esteta...ma non importa, si può fare bene anche con poco, la vera sfida?
non perdersi.
Non perdere di vista il sapore, il gusto, il colore dell'opera che andrà in scena.
Anche dopo aver preparato liste su liste, elenchi e promemoria, ci puoi scommettere, per puro caso (così si dice) troverai qualcosa che non avevi idea potesse servirti e tutto può cambiare, anche l'intera visione della ricerca degli oggetti.
Le scuole di pensiero sono diverse, c'è chi non perde mai di vista il progetto originale e c'è chi invece si lascia trasportare dall'intuizione, dal mettersi in dubbio, che si chiede sempre se è o meno la scelta migliore...a te la scelta, in entrambi i casi dipenderà da te se sarà un successo o un fiasco; è una responsabilità, più è alta più è eccitante.